Giuggiolo

l giaggiolo comune è coltivato da più di 4000 anni in Cina e arrivò nel bacino del Mediterraneo circa 2000 anni a.C. Fu portato dalla Siria a Roma sotto l’imperatore Augusto (63 a.C.) che lo introdusse poi in tutta Italia e nel Sud della Francia.

La lunghissima tradizione anche in Italia è testimoniata da molti nomi dialettali che questo frutto ha nel nostro Paese: zizzola, zinzuli, scicula e altri ancora.

L’albero di giuggiole, nome scientifico Ziziphus jujuba, appartiene alla famiglia botanica delle Rhamnaceae.

Il giuggiolo è un albero a portamento arbustivo a crescita lenta, la sua forma è contorta, con ramificazioni fitte e intricate. E’ una specie decidua, ossia perde le foglie durante il periodo invernale. E’ un arbusto spinoso, tra gli internodi dei rami infatti vi sono delle coppie di spine, di cui una sola si svilupperà con il passare degli anni.

La corteccia giovane è grigio-chiara mentre quella vecchia è solcata da profonde crepe da cui si intravede un fondo rossastro. L’apparato radicale del giuggiolo è in grado di scendere molto in profondità. Questo gli consente di trovare riserve d’umidità negli strati profondi del terreno. Di conseguenza può crescere su suoli secchi e in un clima arido.

Le foglie sono alternate, di piccole dimensioni, con bordi seghettati e aspetto lucido.
I fiori sono molto piccoli, ermafroditi, con un calice diviso in lobi verdi, triangolari, e con una corolla composta da 5 petali biancastri.
Il periodo di fioritura si protrae da giugno ad agosto. Il fiore è molto apprezzato dalle api, che ne ricavano polline e nettare.

La giuggiola è una piccola drupa di forma ovale, con un pericarpo che cambia colorazione dal verde iniziale, fino al marrone della completa maturazione.
La polpa, è di consistenza piuttosto farinosa, è di colore bianco-giallastro. All’interno del frutto c’è un solo nocciolo, simile a quello di un’oliva, che nella cucina persiana è noto come annab. La piena maturazione avviene tra i mesi di settembre e ottobre.

Il sapore delle giuggiole, quando vengono colte ancora verdognole sull’albero, è simile a quello di una mela immatura. Quando invece giungono a completa maturazione il gusto si addolcisce, ricordando un po’ il sapore dei datteri. L’ideale è raccogliere il frutto quando è di colore marrone scuro e inizia a raggrinzirsi sui rami.

Le giuggiole, in generale, sono molto amate, sia per il loro gusto particolare, che per le loro proprietà terapeutiche.

Le sostanze nutritive maggiormente rappresentate nelle giuggiole sono il fosforo, il potassio, il rame, la vitamina B3, il calcio, il manganese, il ferro e in particolare la vitamina C che in questi frutti presenta una concentrazione particolarmente elevata, maggiore rispetto a qualsiasi agrume.

Omero nel IX canto dell’Odissea parla del paese dei Lotofagi, cioè dei mangiatori di giuggiole. Questo frutto, secondo l’autore, aveva il potere di rendere felici perché faceva dimenticare persino l’amore per la propria patria ai marinai che accompagnavano Ulisse.

L’espressione “andare in brodo di giuggiole” deriva dal toscano ed esprime uno stato di enorme contentezza, una sensazione che è anticamente legata al consumo di un liquore, creato proprio grazie all’impiego di giuggiole appassite, che causerebbe uno stato di immensa felicità.