Nespolo del Giappone

Il nespolo del Giappone si presenta come un alberello sempreverde con chioma naturalmente globosa che può raggiungere un’altezza massima di 8 metri.

Appartiene alla famiglia delle Rosacee al genere Eriobotrya e alla specie Japonica.

Presenta un tronco dritto con una corteccia di colore scuro e un apparato radicale molto espanso che ha un’elevata capacità di penetrare negli strati profondi del terreno. Le sue foglie sono grandi, sino a 25 cm di lunghezza e 10 di larghezza, spesse e di colore verde carico superiormente, mentre nella pagina inferiore sono di colore verde pallido tendente al biancastro e fortemente pelose. Lo stesso dicasi per i fiori Infatti il significato del nome del genere “Eriobotrya” deriva dal greco e significa “grappolo peloso” questo perché i fiori sono raccolti in una infiorescenza a grappolo dotata di una fitta peluria.

Questi fiori hanno un intenso profumo molto gradito alle api e agli altri insetti pronubi.

La fioritura avviene in inverno

I piccoli frutticini che si formano maturano lentamente durante l’inverno per essere pronti al consumo nei mesi di primavera.

I frutti del nespolo del Giappone sono pomi in genere di piccola pezzatura , peso medio 30-55 g, di forma rotonda o ellittica con buccia liscia e lucida di colore dal giallo pallido all’arancio brillante a seconda delle varietà.

Le nespole contengono vitamina A, vitamine del gruppo B e vitamina C. Sono, inoltre, ricche di acido formico, una nota fibra alimentare; grazie a questa sostanza, le nespole hanno un ottimo potere saziante e sono dunque molto utili in caso di diete digradanti. Hanno poche calorie e contengono moltissimi minerali.

I semi delle nespole non vanno mangiati in quanto contengono acido cianidrico, una sostanza molto velenosa.

Il nome botanico, Eriobotrya japonica, può trarre in inganno sull’origine della specie. Infatti, il nespolo del Giappone è in realtà originario della Cina da cui si è poi diffuso in Giappone e solo in seguito nel continente europeo. In Italia fu introdotto nel 1812 nell’Orto Botanico di Napoli come pianta ornamentale e solo in seguito si affermò anche per la produzione di frutti.